Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
8 settembre 2012 6 08 /09 /settembre /2012 13:49

BOLOGNA - E il capitalismo scrisse la sua Repubblica, anzi la Politeia, come si direbbe in greco, saltando la traduzione ciceroniana. E' il testo utopico - mica tanto, visto che l'Honduras lo sta realizzando - di una città concepita come un'azienda. A decidere ci sarà un consiglio di amministrazione che nominerà direttamente il governatore. Le regole verranno date in anticipo, più o meno come in un contratto di locazione e chi vorrà abitare questa città saprà che le norme sono quelle e che non potranno essere modificate se non nelle parti inessenziali e che peseranno più o meno come un regolamento di condominio. Il Platone capitalista che ha elaborato questo progetto "libero" si chiama Paul Romer, ha 57 anni ed è un economista americano la cui metafora forte è il paragone fra i diversi sistemi economici che falliscono e non producono efficienza, ma povertà e le cucine. Troppi cuochi fanno male, meglio sceglierne uno solo. Un profeta del pensiero unico e un profeta del modello aziendale che si impone su quello politico.

 

Nella Repubblica di Platone il conflitto d'interesse e il problema delle interferenze fra vita privata, proprie origini e governo era il nodo di fondo, tanto da suggerire al filosofo ateniese un'ondata, come la definiva lui, di proposte che spazzavano via ogni ambito esistenziale, qui siamo all'opposto. Se Platone immaginava figli in comune dai quali non si potesse risalire ai genitori per impedire che un confilitto di interessi di tipo familistico potesse esplodere quando un governante avesse esaminato un caso di un parente, o se le ricchezze dei governanti venivano azzerate per impedire che un loro provvedimento confliggesse con quelle proprie e della propria famiglia, qui la visione delle cose è ribaltata: tutto è privato. Anzi è il privato che gestisce con criteri privatistici anche ciò che è pubblico. Certo, ci sono livelli assembleari, ma alla fine gli archontes che regolano la vita della città sono emanazione della proprietà di questa città, un consiglio di amministrazione. L'idea della condivisione delle norme da parte del popolo, un nodo difficile da sciogliere per Platone, viene fissata come postulato nell'idea di "Charter City" di Romer (http://www.chartercities.org): se aderisci sei dentro e se sei dentro ubbidisci. In effetti non è mica tanto diverso dall'idea del lavoro che in Italia una parte del Pd, (vedi Renzi, Fassino ed altri) i sindacati gialli della Cisl e della Uil ci hanno fatto accettare. O aderisci al protocollo Marchionne e stai zitto e non protesti e non scioperi oppure sei fuori dalla fabbrica. Fuori proprio fisicamente. Nella città charter entrano, lavorano e producono solo coloro che accettano le regole. E' uno dei tre punti cardini che anzi vengono proposti come un sistema di garanzia: "Nessuno potrà aderire contro la propria volontà".

 

Immaginiamo poi quali rapporti commerciali regoleranno gli aderenti alle varie Charter City (nate per finanziare lo sviluppo economico e quindi provviste di robustissimi capitali, eccolo il principio di accumulazione primaria marxista che fa sempre la differenza in ogni nuova forma produttiva) e i non aderenti. E come verranno fagocitati i territori e le comunità che non aderiranno a questi progetti. L'idea di città charter, infatti, è tesa a rompere anche l'idea di unità politica di una nazione e a frantumare l'idea di autodeterminazione dei popoli. Infatti in uno stato potrà essere gestita una città charter composta da cittadini di un altro paese. Non avrannno le stesse norme nè del paese d'origine, nè quelle del paese che ospiterà questo territorio. I capitali riversati, di fronte all'ormai endemica crisi finanziaria degli Stati, almeno in una larga parte del continente, faranno sì che queste città prolifereranno e saranno così influenti da svuotare anche fattivamente di potere politico ciascuna delle nazioni che cominceranno ad accettare il virus della Carter City.

 

Il progetto Charter City, nato alla Standford University e con donazioni "filantropiche" è un progetto che si inquadra nella legislazione americana secondo le norme non-profit, ma la sua disciplina, 501©(3), esclude sì partecipazioni dirette ad attività politiche ma non quelle di lobbing. Insomma nessun problema per la costruzione di un comitato d'affari interplanetario, ma nemmeno per la clonazione di questo modello di business filantropico.

 

Gli esperimenti si mutuano dalle zone economche speciali che alcuni paesi in via di sviluppo hanno messo in piedi. La Cina ha fatto cose simili nel distretto di Shenzhen, più o meno così si sviluppano alcune aree rurali indiane. Ma anche in Italia abbiamo avuto un esempio. All'Aquila, dopo il sisma, Berlusconi che dai tempi di Milano 3 insegue il sogno di una città "libera", ha ideato i campi dei terremotati e la nuova città abruzzese costruita con criteri da charter city. Democrazia sospesa, difficoltà di relazioni interno-esterno, stato di polizia controllato da entità non previste dalla nostra Costituzione, norme private per appalti e per le edificazioni. Il problema della charter city berlusconiana è stato quello immaginabile anche altrove: l'edificazione è stata travolta dagli scandali e dalle cricche di imprenditori che con la ricostruzione avevano immaginato profitti miliardari. Nel nostro caso c'era da approfittare, attraverso la lobby dei costruttori berlusconiani e vaticani dei fondi statali concessi e delle norme ad hoc preparate dallo stesso governo Berlusconi, c'erano comitati d'affari (costituitosi anche in modo occulto come la P4) che avevano un loro terminale nell'azione della protezione civile (che doveva poi trasformarsi appunto in spa) che sarebbe stato esattamente il comitato di gestione privato con parvenza pubblica che Romer immagina per la sua Charter City. L'immediata azione della magistratura italiana che risponde a leggi nazionali in questo caso efficaci e ancora valide, ha avuto, stavolta, la meglio.

 

Questo non toglie che esista un progetto planetario concepito ad uso e consumo di un affarismo spietato dove contano solo le regole della finanza. Senza riflettere che i detentori dei maggiori flussi di denaro, grazie agli effetti del liberismo e della finanziarizzazione dell'economia, sono proprio le industrie criminali che così potrebbero costruire ex nihilo le loro città e in futuro i propri Stati privati. Dopo un cammino secolare di morte e sfruttamento il capitalismo è pronto finalmente a dare carne, ossa e sangue, alla sua Gotham City. Ci vorrebbe un Batman rosso. Ma non c'è.

Condividi post
Repost0

commenti

Profilo

  • bartolozzi
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista

NOTA SULLA PRIVACY

Caro amico, desidero informarti che i dati che tu ci fornirai con il presente form saranno da me utilizzati in qualità di titolare del trattamento esclusivamente per effettuare le operazioni tecniche necessarie all'invio della newsletter tramite e-mail. L'unica persona che tratterà i tuoi dati è il titolare del trattamento, Bruno Bartolozzi, che puoi contattare per l'esercizio dei diritti di cui all'art. 7 del Codice in materia di protezione dei dati personali, mediante l'indirizzo di posta elettronica, bruno_bartolozzi@yahoo.it. Ti ricordo che, in base a tale articolo, tu hai la facoltà di richiedere se il titolare detenga dati a te riferibili, dei quali puoi chiedere la correzione, l'aggiornamento, l'integrazione ecc. Puoi altresì opporti per motivi legittimi al trattamento e puoi chiedere in ogni momento la cancellazione del tuo indirizzo di posta elettroncia dalla mailing list di questo blog.

Cerca