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1 ottobre 2012 1 01 /10 /ottobre /2012 11:43

BOLOGNA - Volevo condividere con voi una riflessione sul momento che sta attraversando la comunità fortitudina a Bologna. La squadra riconosciuta come continuazione della vecchia Fortitudo con tutti i trofei finirà all'asta a metà ottobre. Esiste la possibilità che qualcuno acquisti questa società che continua ad avere l'appoggio dei tifosi più rappresentativi, la Fossa e che si stanno battendo per avere una funzione catalizzatrice, rispetto agli interessi che potrebbero sbocciare. Se rinasce la Fortitudo, a Bologna, rinasce Basket city. Un patrimonio per tutti. Il testo è apparso su "Stadio" la settimana scorsa

Sembra finita nella desolazione di un romanzo di Zola. Anche se adessosi apre un microcosmo, o forse sarebbe meglio dire un sottobosco, di possibilità. La Fortitudo con i suoi trofei e con la sua storia finisce all'asta. E nonc'è il glamour di Christie's o di Sotheby's come per i pezzi d'arte sfuggitial controllo di gentiluomini in disgrazia. Sarà un ufficio, in via Farini, a battere il prezzo di un sogno. Intorno a quelle mura, frequentate dalla più varia, rapace e disperata umanità, tutto è merce, anzi è pegno. Ogni cosa diventa un pugno di euro. Lo sterco del diavolo sommerge la fragranza di ogni sogno, sia pure maledetto.

Lo sterco del diavolo, l'argent. E' un romanzo di fine Ottocento: il Denaro. Racconta la storia di una grande speculazione, nella Parigi motore del mondo, dove fortune e sfortune iniziavano a costruirsi con le operazioni finanziarie di una Borsa appena diventata tanto potente da cominciare a sostituire la produzione. Il protagonista si chiama Aristide Saccard, non Gilberto, anche se il cognome suona domestico. Finisce per trascinare tutti quelli che credono in lui e in ciò che fa. E finiscono in rovina folle oscure e oneste di uomini e famiglie, soprattutto se dotate di pochi spiccioli e molti sogni. Chi ci ricorda? Pochi soldi e tanti sogni, soprattutto se c'è una infinita passione?

    Al loro sogno, certo, i fedelissimi che hanno dato anima e dignità ad un simbolo alternativo della bolognesità, non rinunciano. Se davvero la Fossa attraverso la sua capacità di fare sistema trovasse il modo di ridare spirito a questo corpo informe, dissanguato dall'ottusità e dalla speculazione, sarebbe l'emblema di un grande riscatto. Quello che in certi verismi è solo trasfigurato e non diventa mai un successo pieno.
    E allora cosa ci attende? Cosa riserverà a tutti il Destino della Fortitudo di cui nessuno conosce i percorsi profondi e le destinazioni più lontane? Dall'estate della retrocessione, dall'inferno delle più tristi sfide nelle palestre di periferia o di campagna, la Fortitudo ha trovato diaspore e ha visto apparire sfortune ancestrali. Ha persino smarrito il senso della propria identità, in una frattura forse insanabile, fra due distinti modi di intendere l'appartenenza a quella storia nobile
e plebea al tempo stesso. Biancoblu. Eagles, Società 103, tutti nomi alla ricerca di uno spirito. Ma dov'è questo spirito? Possibile finisca tutto in libroni tristi e in cedole che la letteratura ci racconta sempre ingiallite? Siano carte polverose o siano moderni file digitali per l'assegnazione dei beni falliti, il Destino offre un'altra sfida impossibile, in una discesa
sempre più verticale che non spegne però i sogni apparentemente impossibili: ricomprarsi la Fortitudo. Potrebbe essere il modo per ripartire e per rendersi eterni, impossessarsi di quei trofei e di quella storia di cui ci si è forse troppo beati che nascessero da uno sfregio ad ogni buona sorte. Il sogno Fortitudo non si è mai colorato di vittorie per essere vivido e per poter rendere forte una comunità. Il sogno Fortitudo è una realtà fatta di pietre e polvere.
    Il simbolo Fortitudo meritava questo lavacro di fango? Non interroghiamo il Destino, non avremmo risposte. Usiamo le parole dei profeti dell'anima, isole di senso. Hölderlin, nella poesia Patmo, usa delle simbologie casualmente familiari: «Dove c'è il pericolo, cresce anche ciò che salva. Nelle tenebre vivono le Aquile e senza paura». Ci si deve perdere per ritrovarsi. Ci si umilia per purificarsi, «là dove c'è il pericolo», appunto, «cresce anche ciò che salva».

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  • bartolozzi
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista

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