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13 settembre 2011 2 13 /09 /settembre /2011 02:06

Questa è proprio un’idea buttata lì, meno che un appunto, un’intuizione. Anzi nemmeno quello, non ha lo statuto dell’intuizione. E’ giusto dire: un’idea buttata lì.

 

Lukacs in assonanza con Marx descrive il capitalismo come il modello capace di creare una separazione fra soggetto e oggetto nella rappresentazione della natura (scienza, valori numerici che calcolano la realtà), separata rigorosamente da ogni elemento di soggettività (dai bisogni, alla coscienza, ma poi, si potrebbero aggiungere le varie pulsioni che le visioni e gli studi novecenteschi sull’uomo hanno individuato). Poi, dopo aver emarginato tutto quello che non era rappresentazione scientifica, il capitalismo ha reso anche il soggetto (e quindi i soggetti sociali per Lukacs e per Marx) sussumibile sotto l’egida del calcolo oggettivo, trasformando le indagini sull’uomo e sulla società  in algoritmi impiegabili nelle scienze umane e nel controllo del fattore umano. Siamo, per Lukacs, alla determinazione assoluta dell’alienazione. Per Heidegger può essere il culmine del percorso occidentale dell’inautenticità e del nascondimento dell’Essere, il trionfo del pericolo della tecnica. Per i neoplatonici si tratta del fattore che distoglie dal pensiero sull’Essere.

 

Ma poi Lukacs costruisce una previsione:  il proletariato relegato alla massima oggettivazione, quindi alla totale alienazione, trasformatosi in oggetto di calcolo, sarà, proprio per questo, in grado di diventare "soggetto storico" del cambiamento radicale, sarà capace di condurci alla fine della nostra era e all’annichilimento della filosofia. Si concluderà così la nostra storia e avrà inizio una nuova storia, quella del regno della Libertà. Tutto questo è in risonanza con una tradizione metafisica italiana che afferma che l’impegno delle generazioni del futuro è già dato: sarà la testimonianza nella libertà e la realizzazione della libertà, visto che la liberazione, ad opera delle tecniche, dai bisogni dell’uomo, prima ha nascosto l’Essere, ma poi ci ha messo in condizione "libera" di scegliere. Prima la natura era un ostacolo alla libertà, ora la capacità dell’uomo di svincolarsi dai bisogni di natura, grazie a quella tecnica che gli aveva inizialmente celato l'Essere, rende libera la possibilità umana di ricerca. Balibar nota che in Lukacs (“La Filosofia di Marx”, pag 85 manifestolibri) esiste un richiamo agli schemi mistici di alcuni padri del pensiero cristiano (ma anche del pensiero tardo antico). E cioè: la fine dei tempi azzardano il ritorno al nulla. Il pensiero cristiano neoplatonico, che non concepisce il Nulla, ma solo l’Essere, parla del “Nome che è”, cioè di Dio e di conseguenza di Libertà. C’è poi in assonanza anche il pensiero nietzschiano che, ugualmente, attraverso il suo profeta, finisce per indicare l’epoca nuova, la soglia del ritorno da varcare che, però, è solo annunciata dallo Zarathustra. Zarathustra non è l’ultra-uomo, di là a da venire, ma annuncia che verrà l'Übermensch e con lui la libertà. Come il proletariato, soggetto storico, che ci incammina verso il nuovo inizio, il regno della Libertà, dove perderà l'identità di proletariato perchè scomparirà ogni divisione del lavoro; come lo Zarathustra profeta ci accompagna verso l’ultra-uomo libero dalle ideologie e dai calcoli meschini, ma grettamente efficienti, dell’ultimo uomo; stessa cosa nel neoplatonismo cristiano che ci annuncia, attraverso l’impegno dei filosofi, la sfida per la ricerca della Libertà, conducendoci solo alla soglia di questa nuova grande tappa.

 

Pur nell’approssimativa sintesi e nella riduzione bignamesca mi pare che quanto ho scritto evidenzi che ci sono delle strade tracciate se non verso lo stesso larghissimo approdo, perlomeno sufficientemente parallele da poter ipotizzare, su larghissima scala, una direzione comune.

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  • bartolozzi
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista

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