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10 gennaio 2015 6 10 /01 /gennaio /2015 00:11

C'è un Islam che nel nome del Profeta disprezza la vita e il mondo. E risolve ogni questione della mondanità nella testimonianza. Si testimonia un mondo che verrà. Che non è questo. Di qui il disprezzo della vita propria e altrui, valore tanto misero se lo si confronta con la affermazione della propria fede. In Occidente è stata una questione centrale in alcune epoche e ha investito la riflessione di teologi e filosofi. Una questione, quindi, che non abbraccia solamente l'Islam. Anzi questa sorta di annullamento ha avuto antecedenti che Georg Hegel è stato in grado di riferire sia alla tradizione giudaica che a quella cristiana attraverso la famosa figura della Coscienza Infelice. In questa figura l'uomo scinde la propria autocoscienza: da una parte il singolo, il mutevole, radicalmente diverso dall'immutabile, il Dio. Di qui la disperata aspirazione alla riconciliazione e a considerare inessenziale tutto quello che si riferisce al mutevole, cioè al mondo. All'opposto la verità è nell'Immutabile. La scissione tra i singoli e l'Universale, tra gli uomini e il Dio si fa via via profonda, la fessura diventa faglia e la ricerca del raggiungimento dell'immutabile si rivela tragica. Alla fine, afferma Hegel, alludendo alle crociate, il disprezzo della vita terrena e la guerra feroce combattuta verso i miscredenti, nome per un simbolo, trova soltanto un "sepolcro". Verrebbe da dire che il Santo Sepolcro sta alle crociate come il dominio planetario di un nuovo Califfato alla Jihad.

La civiltà cristiana non si è affatto liberata da questo retaggio se consideriamo che certe tesi contrarie erano considerate minoritarie nella Chiesa preconciliare, che organizzò autentiche crociate contro il "modernismo". E tesi di un certo tipo sono considerate ancora adesso fondamentali da molte mariologie, come alcuni inviti alla testimonianza e alla conversione irradiati anche via etere da alcuni pulpiti ormai cult.

Ma come sia pericolosa l'indifferenza al mondo e la scarsa attenzione per la vita concreta vissuta dai singoli (preferendo piuttosto santificare o demonizzare la vita dei singoli per gloriare il dio di riferimento) lo denuncia con forza un teologo tutt'altro che progressista (è il teologo d'elezione di Joseph Ratzinger), Romano Guardini (1895-1968). Guardini è stato un geniale (filosoficamente parlando) difensore della tradizione cristiana, ma teologo attento ai pericoli che può generare la sottovalutazione della mondanità in nome di uno schiacciante primato dell'ultraterreno. Aggiungiamo noi: a prescindere che l'Al di là sia simboleggiato dal Dio tomistico oppure mistico-medievale o dalle vergini promesse in dono ai jihadisti di oggi.

Guardini rileva, nei suoi ultimi anni, il limite nella concezione medievale che ha attribuito al mondo (il "creato" per lui) un’irrilevanza di senso. In una lettera del 13 agosto 1963 a Josef Weiger, poi titolata “La responsabilità nei confronti del mondo” si ricorda come nel Medioevo il mondo stesso non era considerato un impegno cristiano. Era il luogo assegnato per l’esistenza. Sì, c’erano anche degli obblighi sociali e politici (rispetto ai re, attraverso la gerarchia cavalleresca), ma il mondo non era un oggetto della responsabilità cristiana. Guardini muove una critica alla coscienza cristiana tipo e alla relativa teologia che si è finora espressa più o meno così: Dio è olimpicamente posto sopra al mondo, ha creato il mondo e lo ha poi abbandonato a se stesso. Visto che il peccato si insinua nel mondo, Dio assume un atteggiamento di diffidenza e quindi anche l’atteggiamento cristiano è retto da diffidenza e cerca di staccarsi il più possibile dall’impegno terreno. Al massimo interviene per indurre (o si pensa che intervenga per indurre) la sconfitta del peccato attraverso l'affermazione dei suoi simboli (stessa cosa del jihadismo). Guardini ammonisce i cristiani: se così fosse, però, resterebbe fuori questione il tema del perché Dio si è invece impegnato per salvare l’uomo nell’incarnazione. Poteva Dio elargire, nella Rivelazione, come un sovrano, il perdono? E questa poteva essere una progressiva illuminazione? Ma se il mondo non conta “perché questo spreco enorme dell’Incarnazione?”

Invece l’Incarnazione è il compimento dell’opera di Dio. Sì, certo, tra uomo e Dio c’è l’abisso del peccato. Ma il peccato è storia di Dio e del suo dolore. Ogni svalutazione del reale che significa svalutazione dell’impegno religioso nel mondo, concetto centrale, ad esempio per Guardini, nell’ermeneutica di Hölderlin (dove però manca totalmente l'aura della Rivelazione). Ma la svalutazione del reale, secondo Guardini, ha proprio l'apice nel pensare medievale. Qui c'è il compimento del tradimento di quel numinoso (concetto che avrebbe bisogno di una lunga spiegazione e che è mutuato dal grande studioso di religioni, e teologo Rudolp Otto - 1896-1937, quasi coetaneo di Guardini, che si identifica nello smarrimento arcaico e classico di fronte a qualcosa che incute terrore e che prepara il bisogno religioso). Per questo lo spirito religioso di Guardini mette in guardia tutti i cristiani: nel varco lasciato aperto dalla svalutazione del mondo (e dalla capacità del mondo di evocare lo spirito religioso) si può aprire - secondo Guardini - , quel prometeismo che proclama “la sensibilità [...] separata da Dio" e che affermerà un "puro” mondo e un “puro” e “semplice” uomo”. Ecco perché, forse intuendo questo pericolo, proprio in queste ore, leader politici e religiosi musulmani, tanta parte dell'Islam si richiamano ai valori universali della vita e affermano (Nasrallah) "il jihadismo è più pericoloso della blasfemia": Essi vedono dietro l'abisso jihadista la vertigine nichilista. Dopo i massacri, del loro Dio, in terra non resterà nulla. Sia per chi i massacri li ha compiuti, sia per chi li ha subiti. E questo, in ultima analisi, fu l'effetto devastante della Shoah sulla teologia ebraica e la drammatica soluzione filosofico-teologica alla quale venne costretto Hans Jonas dopo Auschwitz. Ma questa comincia ad essere un'altra storia.

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  • bartolozzi
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista

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