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8 dicembre 2011 4 08 /12 /dicembre /2011 00:11

BOLOGNA - Scrivo mentre concludo la visione su Sky della Prima al teatro Alla Scala, il Don Giovanni. Mi sarebbe piaciuto vedere alcuni degli interpreti di cui ho ascoltato decine e decine di ore di registrazioni, Anna Netrebko, Bryn Terfel, oltre a Daniel Baremboim che ho avuto la fortuna di vedere proprio Alla Scala dirigere una grande edizione del Tristano. Ma i prezzi della Scala  non me lo permettono. Pazienza. Ho ascoltato però l'opera, e ho ascoltato anche i commenti degli spettatori eccellenti di questa Prima, fra un tempo e un altro: chi millanta conoscenze, chi dà giudizi ridicoli, chi dice poche parole opportune, chi infiora i suoi discorsi di citazioni magniloquenti, magari anche interessanti. Insomma come accade da sempre alla Prima Alla Scala c'è chi vorrebbe esserci e c'è e chi non c'entra niente e c'è lo stesso. E poi tutti coloro ai quali piacerebbe starci e rimangono fuori. Ma questo accade nella vita, non bisogna intristirsi, poi si può andare alle repliche, anche se non è mai la stessa cosa.

 

Ma un commento mi ha irritato fino a farmi andare di traverso una bella serata, anche se in differita, trascorsa davanti ad un monitor con la grande musica. Cecchi Paone, giornalista, diventato famoso soprattutto per il suo outing (si è dichiarato omosessuale e quella testimonianza gli è valsa in notorietà più di un'intera carriera svolta nella penombra). In qualche occasione Cecchi Paone si è battuto con energia contro le discriminazioni, in altre si è tuffato in polemiche, anche quando sono sembrate comunque una forzatura. In ogni caso la difesa dall'omofobia è una cosa, la gradevolezza, l'intelligenza e il gusto di una persona un'altra. Io sto con Cecchi Paone quando avverto che il suo ruolo possa essere minacciato da una condotta omofoba, apprezzo anche che si schieri spesso, perchè con le sue polemiche sposta verso una posizione migliore il baricentro culturale della nostra civiltà. Ma l'anti-conformista Cecchi Paone, il difensore dalla standardizzazione dei ruoli e  il nemico delle discriminazioni del nostro tempo, ieri, per esprimere un commento di rirrilevante interesse, ha usato un'espressione classista, insultante, davvero discriminatoria che fa emergere una personalità evidentemente capace di raccogliere solo i vantaggi della sua posizione di potenziale discriminato e non la lezione che deriva da queste dure dinamiche. Per definire triste la regia del Don Giovanni del 7 dicembre 2011 ha detto testualmente: "Triste come se fosse stata di Landini della Fiom". Per lui triste è difendere, con le proprie idee e con una caparbietà e una fedeltà senza pari, gli operai nel momento in cui vengono licenziati, discriminati nei posti di lavoro, quando il padrone e i sindacati gialli ti dicono che non c'è spazio per i delegati Fiom nelle rappresentative sindacali in Fiat. Forse per Cecchi Paone è triste andare a Termini Imerese, è triste andare in tivvù con un maglione, come fa Landini, o con i pantaloni di velluto, è triste aver cominciato a lavorare a quattordici anni in fabbrica da apprendista, come ha fatto Landini a Reggio Emilia. Certo, è tutt'altro il mondo frequentato da Cecchi Paone, ieri apparso in smoking d'ordinanza. Ma perchè non c'è andato lui, a Termini Imerese? Forse perchè quello era un posto troppo triste. E la tristezza si evita, perchè finisce per contagiarti. Io non so se Landini abbia la sensibilità artistica di Cecchi Paone, ma posso anche avanzare un'ipotesi per capire per quale motivo il segretario della Fiom non fosse a fianco di Cecci Paone nella serata di Sant'Ambrogio. Perchè, nonostante il brillare degli artisti, quello della Prima scaligera raccoglie in massima parte un mondo di stronzi e di sfigati e anche perchè Landini, che guadagna 1800 euro al mese, avrebbe dovuto dedicare due o tre stipendi per un biglietto. Inoltre non avrebbe retto a lungo a causa della puzza di merda che ti soffoca se nei paraggi c'è gente come Cecchi Paone.

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  • bartolozzi
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista
  • Nato a Roma il 7-3-1962, giornalista

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